A pane e acqua
- Published in Corsi-Lezioni del Ufficio Rabbinico -, Discorsi Rabbinici -
Hilkhot Bishul – IV parte (tratto da Ben Yish Chay, anno II, parashat Bo, halakhah 12)
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Il senso del Berit Milah (in onore del Berit Milah di Itzchaq Shon Navaei di Mary Zabichi)
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Mostra 1938 – 2018 Le leggi razziali in Italia. Il mondo del fumetto e dell’animazione ricordano l’orrore dell’antisemitismo
Cartoons on the bay
LA MOSTRA “1938 –2018 Ottant’anni dalle leggi razziali in Italia. Il mondo del fumetto e dell’animazione ricordano l’orrore dell’antisemitismo” La mostra raccoglierà opere originali e inedite di molti tra i più grandi autori e maestri dell’animazione e del fumetto, proponendosi come la più grande iniziativa mai realizzata in tal senso. Il linguaggio dei cartoon, del fumetto e l’arte del disegno sono posti al servizio di un racconto importante, quello della memoria. L’obiettivo del progetto è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e in primo piano dei più giovani che vivono un contesto contemporaneo multiculturale. La mostra, inaugurata il 12 aprile 2018 durante la prima giornata di lavori del Festival Cartoons on the Bay, presso il Museo del carcere Le Nuove di Torino, sarà aperta fino al 1 giugno

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Pian del Lot
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Seder ‘Giovani’
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P. Mishpatim 5778 – Siamo liberi ma la strada è segnata (da una derashah di Rav Sacks)
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La libertà va conquistata (da una derashah di Rav Sacks)
La storia di Pesach è una narrazione molto antica e grandiosa, che narra di come un popolo abbia sperimentato l’oppressione e sia stato condotto alla libertà, dopo un lungo viaggio attraverso il deserto. Questa storia è stata fonte di ispirazione per molti nel mondo occidentale. Durante il Seder di Pesach leggiamo il famoso insegnamento, riportato a nome di R. Gamliel, secondo il quale chi non parlava del qorban Pesach, della matzah e del Maror non aveva adempiuto al proprio obbligo. Il motivo per cui sono stati decisi questi elementi è evidente: il sacrificio pasquale rappresenta la libertà, le erbe amare, per via del loro sapore, rappresentano la schiavitù. Il pane azzimo combina i significati. Era il pane che i nostri padri mangiavano in Egitto, quando erano schiavi, è il pane che mangiarono quando uscirono dall’Egitto da uomini liberi. Non solo il simbolismo, ma anche l’ordine in cui gli elementi compaiono è interessante. E’ strano che i simboli della libertà precedano quelli della schiavitù. Ci saremmo di certo aspettati il contrario. La risposta che viene data è che la schiavitù è veramente amara solo per chi conosce la libertà. Chi dimentica la libertà, prima o poi si abituerà alla schiavitù. Non c’è peggior esilio della dimenticanza di essere in esilio. Per comprendere la libertà, dobbiamo capire anzitutto che significa non essere liberi. La stessa libertà, come è noto, ha varie dimensioni, che sono riflesse in ebraico da due diversi termini, chofesh e cherut, “libertà da” e “libertà di”. La prima è la libertà che uno schiavo acquisisce quando viene liberato. Non si è più soggetti alla volontà di qualcun altro. Ma questa libertà non è sufficiente per costruire una società libera. Un mondo in cui ciascuno può fare quello che vuole sfocia facilmente nell’anarchia e poi nella tirannide. Questa liberazione è solo l’inizio della libertà, non la sua destinazione finale. Il secondo tipo di libertà è la libertà collettiva, in cui la mia libertà rispetta la tua. Una società libera è una conquista di carattere morale, alla quale la Torah tende. Esercizio della giustizia e della compassione, nel riconoscimento della sovranità di D. e dell’integrità del creato. Il messaggio di Pesach è potente ancora oggi: il predominio del diritto sul potere; l’idea che la giustizia appartiene a tutti, non a qualcuno; l’uguaglianza di tutti gli esseri umani sotto D. Ci vollero molti secoli perché questa visione venisse condivisa dalle democrazie occidentali, e, nostro malgrado, non ci sono garanzie che rimarrà così. La libertà è una conquista morale, e se non c’è uno sforzo educativo continuo, si atrofizza. Questi messaggi, che risalgono ad alcune migliaia di anni fa, sono oggi più che mai attuali.
Pesach kasher wesameach a voi e ai vostri cari.
Rav Ariel Di Porto
aprile 2018 – nissan-yiar 5778
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Non c’è futuro senza Memoria: una Marcia per ricordare Emanuele Artom, giovane partigiano ebreo trucidato dai nazisti
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Orecchie di Amman – osnei Amman – dolce ebraico di Purim
La ricetta delle orecchie di Amman
INGREDIENTI Ingredienti per 20 orecchie di Amman:
Orecchie di Amman
- 2 uova
- 125 gr di zucchero
- 65 ml di olio
- 250 gr di farina
- 1 cucchiaino di lievito in polvere
- Marmellata di fichi (o a piacimento)
- Un cucchiaiono di semi di papavero
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