P. Mishpatim 5778 – Siamo liberi ma la strada è segnata (da una derashah di Rav Sacks)
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La libertà va conquistata (da una derashah di Rav Sacks)
La storia di Pesach è una narrazione molto antica e grandiosa, che narra di come un popolo abbia sperimentato l’oppressione e sia stato condotto alla libertà, dopo un lungo viaggio attraverso il deserto. Questa storia è stata fonte di ispirazione per molti nel mondo occidentale. Durante il Seder di Pesach leggiamo il famoso insegnamento, riportato a nome di R. Gamliel, secondo il quale chi non parlava del qorban Pesach, della matzah e del Maror non aveva adempiuto al proprio obbligo. Il motivo per cui sono stati decisi questi elementi è evidente: il sacrificio pasquale rappresenta la libertà, le erbe amare, per via del loro sapore, rappresentano la schiavitù. Il pane azzimo combina i significati. Era il pane che i nostri padri mangiavano in Egitto, quando erano schiavi, è il pane che mangiarono quando uscirono dall’Egitto da uomini liberi. Non solo il simbolismo, ma anche l’ordine in cui gli elementi compaiono è interessante. E’ strano che i simboli della libertà precedano quelli della schiavitù. Ci saremmo di certo aspettati il contrario. La risposta che viene data è che la schiavitù è veramente amara solo per chi conosce la libertà. Chi dimentica la libertà, prima o poi si abituerà alla schiavitù. Non c’è peggior esilio della dimenticanza di essere in esilio. Per comprendere la libertà, dobbiamo capire anzitutto che significa non essere liberi. La stessa libertà, come è noto, ha varie dimensioni, che sono riflesse in ebraico da due diversi termini, chofesh e cherut, “libertà da” e “libertà di”. La prima è la libertà che uno schiavo acquisisce quando viene liberato. Non si è più soggetti alla volontà di qualcun altro. Ma questa libertà non è sufficiente per costruire una società libera. Un mondo in cui ciascuno può fare quello che vuole sfocia facilmente nell’anarchia e poi nella tirannide. Questa liberazione è solo l’inizio della libertà, non la sua destinazione finale. Il secondo tipo di libertà è la libertà collettiva, in cui la mia libertà rispetta la tua. Una società libera è una conquista di carattere morale, alla quale la Torah tende. Esercizio della giustizia e della compassione, nel riconoscimento della sovranità di D. e dell’integrità del creato. Il messaggio di Pesach è potente ancora oggi: il predominio del diritto sul potere; l’idea che la giustizia appartiene a tutti, non a qualcuno; l’uguaglianza di tutti gli esseri umani sotto D. Ci vollero molti secoli perché questa visione venisse condivisa dalle democrazie occidentali, e, nostro malgrado, non ci sono garanzie che rimarrà così. La libertà è una conquista morale, e se non c’è uno sforzo educativo continuo, si atrofizza. Questi messaggi, che risalgono ad alcune migliaia di anni fa, sono oggi più che mai attuali.
Pesach kasher wesameach a voi e ai vostri cari.
Rav Ariel Di Porto
aprile 2018 – nissan-yiar 5778
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Non c’è futuro senza Memoria: una Marcia per ricordare Emanuele Artom, giovane partigiano ebreo trucidato dai nazisti
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Orecchie di Amman – osnei Amman – dolce ebraico di Purim
La ricetta delle orecchie di Amman
INGREDIENTI Ingredienti per 20 orecchie di Amman:- 2 uova
- 125 gr di zucchero
- 65 ml di olio
- 250 gr di farina
- 1 cucchiaino di lievito in polvere
- Marmellata di fichi (o a piacimento)
- Un cucchiaiono di semi di papavero
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Conservazione del Tempio Grande di Torino
Beneficiario: PIEMONTE EBRAICO O.N.L.U.S. Indirizzo: Piazzetta Primo Levi, 12, 10125 Torino TO IBAN: IT97 Z033 5901 6001 0000 0015 740 Banca: BANCA PROSSIMA BIC/SWIFT: BCITITMXXXX Causale: Fondo Conservazione Tempio Grande
Estero
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Nuovi ingressi in biblioteca
Marzo 2018
Le reti dei nuovi antisemiti : dai grillini all’Islam politico : l’ossessione contro Israele, i pre. – Milano : Il Giornale, 2017. – 50 p. ; 19 cm. G.I.217 Micol : Romanzo / Waltraud Mittich ; traduzione dal tedesco di Giovanna Ianeselli e Stefano Zangrando. – Merano : Alphabeta, 2017. – 123 p. ; 21 cm. G.V.235- Published in Uncategorized
Identità religiosa e violenza: la lezione di rav Jonathan Sacks e Amartya Sen
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Convegno religione e democrazia
A 170 anni dallo Statuto albertino, a 80 dalle leggi razziali
Il 2018 è un anno particolare in quanto ricorrono i 170 anni della firma dello Statuto da parte del re Carlo Alberto (1848) e, con esso, della concessione dei diritti civili ai Valdesi e agli Ebrei; ma, d’altra parte, ricorrono anche gli 80 anni delle famigerate leggi razziali che il regime fascista promulgò nel 1938, dando inizio così alle persecuzioni che culminarono con i grandi rastrellamenti del 1943. Sono due date su cui occorre riflettere perché, unitamente al fatto che da oltre vent’anni giace in Parlamento una nuova legge sulla libertà religiosa, danno il senso di come nel nostro Paese la libera espressione della fede e del culto sia sempre molto fragile. Il 16 febbraio 2018 si è tenuto il convegno. La registrazione è disponibile:Depliant_convegno RELIGIONE E DEMOCRAZIA
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