Pubblichiamo la lettera del Prof. Matteo Bergamaschi che ha partecipato, a nome dell’Arcivescovo di Torino Mons. Roberto Repole, alla Giornata Europea della Cultura Ebraica 2024:
Buongiorno, porto i saluti dell’Arcivescovo mons. Repole e della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, a cui aggiungo i miei più cordiali saluti personali, alla Comunità Ebraica di Torino, in modo particolare al suo presidente dott. Disegni e a rav Finzi, e a tutti i presenti.
Il tema scelto per la Giornata Europea della Cultura Ebraica di quest’anno – la famiglia – è estremamente interessante e attuale. Come ricordato nel materiale messo a disposizione dall’UCEI, le famiglie di cui narra la Bibbia non sono mai idealizzate: esse sono invece raffigurate nella loro complessità, nei loro difetti e limiti, persino nei loro aspetti problematici e conflittuali – pensiamo ad esempio ad Adamo ed Eva, o alle famiglie dei patriarchi. Esse non sono aliene né da crisi di coppia né da conflitti tra fratelli, eppure l’agire divino si fa strada proprio nella fragilità dell’umano, aprendo percorsi di vita in situazioni altrimenti «bloccate», e rendendo questi percorsi fonte di benedizione per altri, così che è proprio questa fragilità e a volte precarietà dei nostri legami famigliari a diventare generativa, feconda.
In aggiunta, il tema della famiglia assume una prospettiva più ampia, dal momento che diventa un paradigma per pensare le relazioni tra gli esseri umani in generale. L’UCEI ha ricordato i nomi di rav Benamozegh, pioniere del dialogo tra ebraismo e cristianesimo, il quale ha sottolineato come per l’ebraismo l’umanità sia una grande famiglia il cui padre è Dio, e che l’elezione di Israele corrisponde alla funzione sacerdotale del figlio maggiore, che svolge dunque il proprio incarico nell’interesse di tutti. Si è inoltre ricordato anche rav Sacks: nel suo Non nel nome di Dio, egli spiega che appartenere alla famiglia dell’umanità, e in modo particolare alla famiglia di Abramo, comporta il riconoscere che ciascuno è benedetto da Dio, ciascuno è prezioso nella sua particolarità e nello specifico ruolo che esercita nella storia.
Personalmente, quando mi sono cimentato con il materiale fornito per questa Giornata, si è destato in me il ricordo di un autore che mi è molto caro, che ha rappresentato uno snodo decisivo nel mio percorso di studi: Emmanuel Levinas. Nel suo capolavoro, Totalità e infinito, l’autore tratta estesamente il tema della casa, cui è connesso quello della famigliarità. Scrive infatti: «La casa […] non è possesso nello stesso senso delle cose che può raccogliere e custodire. Essa […] è da sempre luogo di ospitalità per il suo proprietario». Ecco, credo che un potente messaggio suscitato dall’eredità biblica sul tema della casa e della famiglia sia proprio questo: attraverso la famiglia e la sua casa facciamo esperienza di essere prima di tutto degli accolti. In una società che sembra dominata dalla logica del business e degli affari, c’è prima di tutto l’evento di un’ospitalità, di un’accoglienza; e questo ci pone anche nelle condizioni di essere sensibili e aperti a coloro che bussano alle porte delle nostre case, domandando quell’ospitalità di cui siamo i custodi.
Prof. Matteo Bergamaschi