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Una festa, molte domande

by admincomunita / 23 May 2017 – כ״ז באייר ה׳תשע״ז / Published in Highlighted Article
La festa di Shavu’ot presenta molti aspetti enigmatici. Come è noto la Torah la pone al termine del conteggio dell’omer, senza indicarne la data. Sino a quando la fissazione del calendario è stata stabilita in base all’osservazione diretta (IV sec.), Shavu’ot, caso unico fra le feste ebraiche, poteva cadere il cinque, il sei o il sette di Sivan. Lo stesso giorno in cui iniziare il conteggio dell’omer era oggetto di una feroce controversia, ai tempi del secondo tempio, fra Sadducei e Farisei. La Torah infatti fa iniziare il conteggio “mimachorat ha-Shabbat – all’indomani dello Shabbat”, quando sino al verso precedente stava parlando di Pesach! Di quale Shabbat si parla? Del sabato, come sostenevano i Sadducei, o del primo giorno di Pesach? Per i Sadducei il conteggio iniziava sempre di domenica e di conseguenza Shavu’ot cadeva sempre di domenica. Anche il significato principale della festa non è esplicitato nella Torah. Mentre per Pesach e Sukkot è evidente, e sono presenti al contempo motivi storici e agricoli, per Shavu’ot troviamo riferimenti alla vita agricola (mietitura-offerta delle primizie), ma non un accenno esplicito al dono della Torah. Il celebrare dei momenti all’interno del calendario agricolo non è una invenzione ebraica. Tanti altri popoli hanno fatto altrettanto. La novità si ha quando alla visione ciclica del tempo si sovrappone quella storica. Il tempo è una storia in continua evoluzione. Per i Farisei, che si basavano sulla tradizione orale, il legame fra Shavu’ot e il dono della Torah è chiaro. Ma per i Sadducei, ancorati alla tradizione scritta, qual era il senso della festa? Rav Sacks riporta un passaggio di una discussione nel trattato di Menachot (65a), nel quale i Sadducei, per i quali Shavu’ot cadeva sempre di domenica, spiegano il loro punto di vista: Shavu’ot offre l’opportunità di avere un week-end lungo. Questa affermazione è molto interessante per comprendere il punto di vista dei Sadducei, in generale legati alla terra, in quanto proprietari terrieri ed agricoltori, e alle istituzioni statali. Shavu’ot giunge alla fine di un periodo molto intenso nei campi, ed un riposo aggiuntivo, oltre a quello sabbatico, diviene provvidenziale. Secondo vari studiosi per i Sadducei Shavu’ot è la festa dell’ingresso in Eretz Israel. Si celebra il momento in cui, terminate le peregrinazioni nel deserto, gli ebrei prendono possesso della terra e ne mangiano i frutti, come narrato nel libro biblico di Giosuè. Questo spiega perché i Sadducei, dopo la distruzione del tempio si sono disgregati rapidamente. Come far sopravvivere una visione del mondo incentrata sulla terra e sulle istituzioni statali, quando queste non ci sono più, e non ci saranno per duemila anni? Il punto di vista farisaico è ben differente: al centro è la Torah data nel deserto. Questa discriminante ha permesso di resistere a due millenni di diaspora e gioire doppiamente, per il dono della Torah e per il ritorno in Israele. Rav Ariel Di Porto

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