Archivio Ebraico Terracini
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Volontari italiani nel Zahal nell’anno 1948
Nel settantesimo anno dalla Fondazione dello Stato d’Israele si e’ costituito a Gerusalemme un Comitato di volontari con lo scopo di raccogliere e ricordare alle generazioni future i nominativi e le storie degli ebrei italiani che nel 1948 lasciarono l’Italia e vennero in Israele per arruolarsi e combattere come volontari nell’appena creato Zahal.
Gia’ sono stati raccolti circa 15 nominativi: chiediamo a tutti coloro, sia in Israele che all’estero, che sono a conoscenza di un qualche nominativo di volontario che arrivo’ in Israele in quel periodo, di comunicarlo all’indirizzo di posta elettronica: lazarba@netvision.net.il oppure inviando una lettera al : P.O.Box 4672 – Jerusalem
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Ricerca informazioni su Enrico Avigdor
Il liceo classico Alfieri di Torino desidera avviare le procedure per collocare una pietra d’inciampo in ricordo del suo ex allievo Enrico Avigdor, partigiano nella zona intorno a Chivasso (nome battaglia Doro), di cui Il libro della memoria riporta i seguenti dati: Nato a Torino il 17-8-1927, figlio di Fernando e Gabriella Sacerdote. Arrestato a Brusasco (TO) il 2-11-1944. Detenuto a Bolzano. Deportato da Bolzano il 14-12 1944 a Flossemburg. Matricola n. 43467. Deceduto a Flossemburg il 19-3-1945.
Siamo alla ricerca di altre informazioni su di lui ed eventuali suoi parenti ancora in vita. Chi avesse notizie può contattare Anna Segre, anna.segre@liceoalfieri.it
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CONSAPEVOLEZZA E IMPEGNO
Il bilancio consuntivo dell’esercizio 2017 chiude con un disavanzo sostanzialmente analogo a quello dell’anno precedente e si attesta intorno a € 741.800, a causa dei notevoli costi connessi alla Scuola e agli altri molteplici servizi erogati dalla Comunità nei diversi settori.
Sul fronte dei ricavi va peraltro rilevato il dato preoccupante della diminuzione del gettito contributivo da parte degli iscritti nonché di quella di donazioni e lasciti, un tempo di una certa importanza, fenomeni che non possono non essere letti come sintomo di una progressiva disaffezione da parte degli Ebrei torinesi nei confronti della loro Comunità.
Una disaffezione che purtroppo si manifesta anche nella scarsa partecipazione, tranne in alcune occasioni particolari, alla vita religiosa, culturale e sociale della Comunità, che il Consiglio promuove con notevoli sforzi organizzativi ed economici, al fine di assicurare sempre servizi di elevata qualità e in grado di incontrare le variegate esigenze degli iscritti.
Viviamo tempi difficili sia a livello internazionale che nel nostro Paese: assistiamo a una crescita di fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo, nonché di autentica demonizzazione dello Stato d’Israele, che dovrebbero fare riflettere tutti e indurre a rafforzare il proprio impegno nella e per la Comunità.
Riscontriamo invece una generale apatia che, ad esempio, ha portato nell’ultima Assemblea di bilancio (evento che dovrebbe rappresentare una fondamentale occasione di discutere le linee-guida della programmazione della vita comunitaria e la conduzione della stessa da parte del Consiglio) alla presenza in sala di pochissime persone e che – fatto mai prima d’ora verificatosi – non hanno svolto un solo intervento nel dibattito che avrebbe dovuto seguire la relazione introduttiva.
Nel 2019 l’attuale Consiglio giungerà alla scadenza del proprio mandato quadriennale. Si impone fin d’ora un impegno più consapevole da parte di tutti, in particolare delle fasce dei giovani adulti, che dovranno a breve assumere la responsabilità della conduzione della Comunità con la freschezza delle loro idee e visioni progettuali.
Pur nelle gravi difficoltà in cui ci dibattiamo, cerchiamo tutti insieme di assicurare un futuro degno alla nostra Comunità, per la quale le generazioni che ci hanno preceduto hanno fatto tanti sacrifici.
Lo dobbiamo a loro non meno che ai nostri figli e nipoti e alle generazioni che seguiranno.
DARIO DISEGNI
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Rinnovo CdA Archivio Ebraico Terracini
L’Assemblea dei Soci dell’Archivio Ebraico Terracini ha eletto nella riunione del 10 maggio scorso il nuovo Consiglio di Amministrazione, che è così composto: Alberto Cavaglion, Benedetto De Benedetti, Bianca Gardella Tedeschi, Marco Luzzati, Mario Montalcini, Benedetto Terracini, Lea Voghera Fubini.
Ha inoltre confermato come Revisore dei conti Nicola Treves.
Nella riunione del 15 maggio il neoeletto Consiglio di Amministrazione ha nominato al suo interno il Presidente nella persona di Bianca Gardella Tedeschi e il Vice Presidente nella persona di Marco Luzzati.
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70 anni dalla nascita di Israele
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La libertà va conquistata (da una derashah di Rav Sacks)
La storia di Pesach è una narrazione molto antica e grandiosa, che narra di come un popolo abbia sperimentato l’oppressione e sia stato condotto alla libertà, dopo un lungo viaggio attraverso il deserto. Questa storia è stata fonte di ispirazione per molti nel mondo occidentale. Durante il Seder di Pesach leggiamo il famoso insegnamento, riportato a nome di R. Gamliel, secondo il quale chi non parlava del qorban Pesach, della matzah e del Maror non aveva adempiuto al proprio obbligo. Il motivo per cui sono stati decisi questi elementi è evidente: il sacrificio pasquale rappresenta la libertà, le erbe amare, per via del loro sapore, rappresentano la schiavitù. Il pane azzimo combina i significati. Era il pane che i nostri padri mangiavano in Egitto, quando erano schiavi, è il pane che mangiarono quando uscirono dall’Egitto da uomini liberi. Non solo il simbolismo, ma anche l’ordine in cui gli elementi compaiono è interessante. E’ strano che i simboli della libertà precedano quelli della schiavitù. Ci saremmo di certo aspettati il contrario. La risposta che viene data è che la schiavitù è veramente amara solo per chi conosce la libertà. Chi dimentica la libertà, prima o poi si abituerà alla schiavitù. Non c’è peggior esilio della dimenticanza di essere in esilio. Per comprendere la libertà, dobbiamo capire anzitutto che significa non essere liberi. La stessa libertà, come è noto, ha varie dimensioni, che sono riflesse in ebraico da due diversi termini, chofesh e cherut, “libertà da” e “libertà di”. La prima è la libertà che uno schiavo acquisisce quando viene liberato. Non si è più soggetti alla volontà di qualcun altro. Ma questa libertà non è sufficiente per costruire una società libera. Un mondo in cui ciascuno può fare quello che vuole sfocia facilmente nell’anarchia e poi nella tirannide. Questa liberazione è solo l’inizio della libertà, non la sua destinazione finale. Il secondo tipo di libertà è la libertà collettiva, in cui la mia libertà rispetta la tua. Una società libera è una conquista di carattere morale, alla quale la Torah tende. Esercizio della giustizia e della compassione, nel riconoscimento della sovranità di D. e dell’integrità del creato. Il messaggio di Pesach è potente ancora oggi: il predominio del diritto sul potere; l’idea che la giustizia appartiene a tutti, non a qualcuno; l’uguaglianza di tutti gli esseri umani sotto D. Ci vollero molti secoli perché questa visione venisse condivisa dalle democrazie occidentali, e, nostro malgrado, non ci sono garanzie che rimarrà così. La libertà è una conquista morale, e se non c’è uno sforzo educativo continuo, si atrofizza. Questi messaggi, che risalgono ad alcune migliaia di anni fa, sono oggi più che mai attuali.
Pesach kasher wesameach a voi e ai vostri cari.
Rav Ariel Di Porto
aprile 2018 – nissan-yiar 5778
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